lunedì 5 gennaio 2015

NAPULE è



NAPULE è





“Napule è” Pino Daniele e lo sarà per sempre, 

la canzone per antonomasia che rappresenta il musicista partenopeo 

è proprio questa bellissima melodia, dolce e triste, dai toni bassi

ma dalle forti atmosfere di una Napoli antica ma attuale, proprio come 

il grande Pino, decisamente Napoletano, nelle espressioni, negli atteggiamenti 

ma con quel suo modo di raccontare soft che contrastava con il tipico “sguaio” partenopeo, con quel 
filo di voce dai toni bassi che arrivava forte a trasmettere

l’amore per la musica e per la sua città.

Questo era il mio personale modo di vedere e recepire la sua musica,

questo è il mio piccolissimo omaggio ad un grande della musica italiana.

Il suo mondo e la sua musica sono, a mio modo di vedere, un genere a parte

e in quanto tale non può essere definito, perché definire significa limitare

e il suo messaggio musicale non ha confini ma solo musicalità irripetibili.

Grazie Pino, grazie per aver accompagnato oltre 25 anni della mia vita musicale

e anche se “Napule è”, è, forse, la canzone che ti rappresenta di più, a me piace ricordarti con 

l’allegria e la sfrontatezza di “Je so pazz”.

“…e nun ce scassat o’ c……….”
EnBi

"JE SO PAZZ" video

venerdì 2 gennaio 2015

FERMATE QUEI PAZZI CRIMINALI.




STOP ALL’EUROPA!

Il 2015 italiano è iniziato sotto i peggiori auspici: i criminali che siedono al parlamento europeo, hanno deciso di infliggerci il colpo di grazia. Il primo passo verso l’assassinio di un popolo è stato l’aumento del contributo ai conti europei, ad aggravare la situazione, la sconsiderata applicazione del regolamento 1169, in vigore già dal mese di dicembre. Tale regolamento abolisce l'obbligo di indicare su i prodotti alimentari lo stabilimento di produzione con il conseguente indebolimento commerciale dei prodotti d’eccellenza e di fatto la fine del Made in Italy. Le conseguenze saranno disastrose per la già precaria economia italiana che vedrà il proliferarsi di prodotti alimentari di indubbia provenienza, invadere le nostre tavole con alimenti privi di controlli qualità e fatti a basso costo negli angoli più remoti del globo. Ad aggravare, ulteriormente la situazione, la sconsiderata politica che incentiva la delocalizzazione delle industrie verso lidi dove si consente lo sfruttamento della mano d'opera, creando un incolmabile disparità di costi, insostenibile per i nostri imprenditori e, mentre una parte d’Europa sta affondando , grazie alle politiche di questi incompetenti pupazzi, il parlamento Europeo aggrega altre future vittime sacrificali con una sorta di "bonus di ingresso" i signori di Bruxelles assegnano 935 milioni di euro alla TURCHIA, 200 e passa milioni alla SERBIA, 118 alla CROAZIA e 118 assicurati anche alla BOSNIA - ERZEGOVINA.
Nonostante queste continue follie, il nostro governo continua a voler restare in Europa, il  nostro ” illegittimo” premier continua decantarci le lodi dell’Europa ignorando con ostinata, becera e colpevole testardaggine gli enormi danni che i signori di Bruxelles stanno creando a questo paese, eppure si dovrebbe ascoltare di più il popolo che esprime con forza la volontà di volere uscire dall’Europa tenendo presente che il signor Renzi non ha consenso popolare, ci è stato imposto.
Analizzando il percorso dell’Italia nell’Europa, emerge un dato certo, inconfutabile: i vantaggi chimerici sono surclassati da una lunga lista di svantaggi che hanno messo in ginocchio la nostra economia, quindi, logica consiglia di proseguire da soli; perché allora  i nostri politici non vedono questa realtà? È possibile che tanti imminenti economisti sono tutti pazzi nel considerare il progetto Europa unita un fallimento annunciato e tomba di molte nazioni? Perché, allora, continuare a stare in Europa? Sete di potere? Corruzione? Globalizzazione alias schiavitù? Disegno dei potenti del mondo? Le ipotesi sono tante ma credo che per quanto ci riguarda, noi, come Italia, non dobbiamo più pensare ma agire. I cambiamenti, quelli veri, li facciamo noi, con la nostra forza, la nostra volontà, non c’è politico che possa fermare la volontà e il sentimento popolare, quindi, con il dialogo forte, deciso, obblighiamo i nostri governanti alla ragione oltre gli interessi e se proprio non ci ascoltano, come disse un grande uomo e forse il miglior Presidente che questa Repubblica abbia mai espresso, SANDRO PERTINI: " quando un governo non fa la volontà del popolo, vanno cacciati anche con mazze e pietre" 
EnBi